Mancavamo al Castello del Calcione da una decina di anni; che sensazioni ha provato ritornando nella “culla dei Piccoli Levrieri?

Ritrovarsi in questo incantato e incantevole castello quattrocentesco, al centro della sconfinata proprietà dei Marchesi della Stufa, mi ha suscitato sensazioni difficilmente descrivibili e, credo, ripetibili.

In questa magica atmosfera si è celebrato il cinquantenario di vita della Associazione specializzata e con essa l’esaltazione di una Razza italianissima, tra le più antiche, certamente la più eterea ed aristocratica.

Felice la scelta del luogo delle celebrazioni. Il Calcione è stato e rimane la culla del P.L.I. per merito di Marisa Incontri della Stufa, la Marchesa come tutti la ricordano con rispetto e ammirazione.

Quale ritiene sia stata l’impronta caratterizzante di questo Raduno del Cinquantenario?

Ritengo che questo Raduno del 2006, grazie alla efficienza, capacità e sensibilità degli organizzatori unita alla calorosa ospitalità del Marchese Bernardo Chianetti della Stufa, costituisca una esperienza unica ed irrepetibile, nel panorama della Cinofilia mondiale.

Ritengo che in Italia, ad un Raduno di razza, non vi siano mai stati tanti delegati stranieri provenienti da tutto il mondo. Quanto alle presenze di cani ed espositori dall’Italia e dall’estero si sono battuti tutti i record.

L’incontro di tanti esperti ed appassionati della Razza, non soltanto ne attesta la piena vitalità, ma dimostra tangibilmente che l’Italia è sicuramente il punto di riferimento dell’allevamento di questo antico, elegante ed impareggiabile piccolo levriere.

La personalità della Marchesa della Stufa fu forte e significativa nella storia del PLI pensa che per una Razza sia indispensabile il riferimento ad una persona-guida?

Il successo del raduno del Cinquantenario è certamente caratterizzato dal luogo ove si è tenuto e dai ricordi che esso ha evocato in tutti noi. La forte personalità di Marisa Incontri della Stufa e l’influenza che il suo intenso, intelligente e proficuo lavoro di sensibile selezionatrice della Razza ha costituito il polo di attrazione ed il centro di interesse per gli appassionati presenti, italiani e stranieri, che parlavano soprattutto di Lei e dei suoi piccoli grandi cani.

A mio giudizio ogni razza ha avuto e deve avere, auspicabilmente uno o più allevatori-guida. Certamente il PLI, diffusissimo in tutto il mondo, specie nei paesi di lingua anglosassone, è e rimane il piccolo aristocratico levriere come allevato e voluto dalla nobile Allevatrice toscana.

Giudicando da tanti anni il PLI, se riscontra cambiamenti quali ritiene siano i più significativi?

Ritengo che la Razza, negli anni, sia migliorata specie nei tronchi e nel movimento anche se (salvo positive eccezioni perlopiù tutte dell’odierno allevamento italiano e in parte francese) le teste e le espressioni dei PLI dell’Allevamento del Calcione rimangono un modello insuperato.

Nell’evoluzione in meglio ad una maggiore “corposità”, specie nei maschi, si accompagnano la secchezza dell’ossatura, l’asciuttezza dei tessuti sottocutanei, la nevrilità, il cesello sott’orbitale, la particolare forma del collo, l’arto lungo ed il tronco raccolto (rettangolo rovesciato) con la delicata arcuatura della groppa e la inserzione bassa della coda lunga almeno fino alla punta del garretto.

Una tendenza involutiva, invece, che ho riscontrato sono certe disparità di taglia di taluni soggetti (troppo piccoli o troppo grandi), l’appiattimento della dorsale in movimento e una certa mancanza di dimorfismo sessuale (alcuni maschi un po’ effeminati e alcune femmine, spesso al limite superiore della taglia, un po’ mascoline).

Nel giudicare, per l’occasione, tanti cani provenienti dall’estero ha riscontrato difformità di tipo con i PLI nazionali?

In generale mi hanno favorevolmente impressionato i soggetti provenienti dalla Russia e dalla Francia. Comunque anche se il BIS è andato ad un campione francese di grande classe e spettacolare movimento, con antenata italiana, vedi caso, dell’Allevamento del Calcione (come ho successivamente al giudizio appreso), l’Allevamento italiano ha fatto la parte del leone quanto a tipicità, condizione e presentazione.

Quale augurio farebbe ai PLI e ai loro allevatori per i prossimi cinquantanni?

L’augurio che faccio alla Razza e loro Allevatori è che tutti gli Standards vengano uniformati a quello italiano, adottato dalla FCI e che tra cinquant’anni le future generazioni di PLI e Allevatori, italiani ed esteri da tutto il mondo, si riuniscano nuovamente al Calcione per verificare lo stato della Razza, auspicabilmente in ulteriore progresso, ma nel ricordo, sempre, della tipicità, grazia ed eleganza dei grandi campioni del passato.